Progettazione e Realizzazione di Orologi Solari


Esempi

Pannello in maiolica a Matélica

Macerata

Il pannello di Matelica

Chi si interessa di gnomonica non può non pensare, sentendo nominare Matelica, ad uno dei più straordinari orologi solari del mondo, unico nel suo genere, e del quale tanto si è scritto, vista la sua enorme importanza storica e scientifica: il globo di Matelica, appunto.

Per chi non lo conoscesse non sarà difficile trovare informazioni, anche in rete, o andarlo a vedere proprio a Matelica, al Museo Piersanti, dov’è conservato; qui ricordiamo solo che si tratta di una sfera di marmo bianco di quasi trenta centimetri di diametro, di probabile origine greca, costruito duemila e più anni fa, rinvenuto nel 1985, con la superficie incisa con segni e scritte, e dalle funzioni cronometriche di orologio e di calendario.

Con questa premessa si può capire il piacere e l’emozione che ci ha suscitato, sul finire del 2004, la richiesta di un appassionato matelicese di realizzare per casa sua un orologio-calendario solare che fosse al tempo stesso funzionale e decorativo.

Costruire una meridiana proprio a Matelica ci avrebbe riempito d’orgoglio, visto il significato simbolico che in tutto il mondo lega il nome della cittadina marchigiana all’ars gnomonica.

La parete scelta per il pannello durante le operazioni di rilievo preliminari al calcolo
Le idee del committente erano molto chiare sin dall’inizio, almeno per quanto riguarda il fattore estetico: il pannello avrebbe dovuto decorare la facciata laterale della casa (un’elegante villetta bifamiliare in mattoni), quella meglio esposta e per fortuna con più spazio a disposizione (fig. 2), e sarebbe dovuto essere ben visibile dalla strada principale, distante una cinquantina di metri; sarebbe dovuto essere cioè come un quadro, un arazzo, un “affresco” all’aperto, che avrebbe campeggiato sulla parete, inserendovisi in maniera elegante e consona, abbellendo la casa e dandole prestigio con la sua presenza (fig. 20).

Il proprietario, che pur non essendo un esperto di gnomonica si era documentato e ci aveva mostrato gli esempi e gli spunti che aveva trovato, voleva un quadrante, non necessariamente rettangolare, largo un paio di metri (perché tale era lo spazio a disposizione sulla parete tra le finestre, con le persiane aperte, e una fascia in rilievo vicina allo spigolo — vedi fig. 3), racchiuso da una cornice, con all’interno, oltre allo schema orario e calendariale, una qualche decorazione, come un paesaggio, una scena, o una figura allegorica.

Riguardo all’aspetto gnomonico, invece, il committente (chiedendo anche il nostro consiglio) optava per un orologio ad ore moderne (avendo escluso altri sistemi come l’italico o il babilonico) vere del fuso, con la classica equazione del tempo per correggerle in ore medie, e con 8 linee diurne (le 7 zodiacali più una personale) come calendario. Per lo gnomone, polare, sceglieva la soluzione a stella forata.

Per quanto riguardava infine la tecnica, il materiale con cui realizzare il pannello, il cliente si affidava alle nostre proposte: l’unica raccomandazione da parte sua era sì che la tecnica consentisse sufficiente libertà espressiva per esaltare la valenza decorativa di cui sopra, ma soprattutto che il materiale impiegato garantisse la massima durevolezza all’opera, per mantenerne stabilmente le caratteristiche cromatiche e la presenza tutta anche di qui a cent’anni.

Sulla base di queste richieste concordammo col proprietario un sopralluogo preliminare per prendere conoscenza del contesto, delle caratteristiche della casa e, naturalmente, per acquisire i dati essenziali per avviare il progetto (fig. 2): rilevammo così latitudine e longitudine da una carta topografica al 25'000, verificammo l’inclinazione nulla, cioè la verticalità, del piano con una livella, e ne rilevammo la declinazione con la tavoletta (declinometro), riscontrandola fortemente orientale, il che ci faceva già immaginare quale sarebbe stata la scorniciatura finale del quadrante: con molto spazio libero in basso a sinistra, dove inserire decorazioni ed annotazioni.

Completate così le operazioni di rilievo, ed acquisiti i dati necessari al calcolo, proponemmo perciò al committente un pannello rettangolare largo due metri ed alto circa due metri e mezzo, o anche di più, visto che lo spazio in verticale era abbondante, da realizzare in maiolica, materiale che riunisce in sé proprio le caratteristiche desiderate: il pannello sarebbe stato composto di piastrelle quadrate di una quarantina di centimetri, e sarebbe stato accompagnato da uno gnomone realizzato in ottone.

Ricevuta l’approvazione del cliente per questa soluzione e presi gli ultimi accordi, abbiamo proceduto con la seconda fase del lavoro: il calcolo ed il progetto dell’orologio-calendario.

La prima delle due funzioni cronometriche, come s’è detto, avrebbe visto l’orologio segnare le ore vere (com’è consuetudine negli schemi più semplici e tradizionali) del fuso (anziché locali, come a volte si fa): l’equazione del tempo, disegnata a parte nel quadrante, nel suo classico sviluppo, avrebbe poi provveduto ad indicare la correzione per il tempo medio.

La scelta delle ore del fuso è stata ragionata e voluta dal committente, che l’ha preferita a quella delle ore locali (che invece alcuni prediligono), in seguito alle seguenti semplici considerazioni:

La superficie della parete che avrebbe accolto il pannello
  1. l’opera, una volta realizzata, sarebbe stata, volutamente, visibile da lontano, dalla strada, e da tutti, anche dai profani, dovendo perciò comunicare nella maniera più chiara possibile;
  2. l’obiettivo finale dell’orologio (come in genere di tutti gli odierni orologi solari) sarebbe stato perciò quello di arrivare a fornire l’ora civile (che è quella che usiamo normalmente), che, forse all’insaputa dei profani, è un tempo “artificiale”, risultato di convenzioni e correzioni al tempo solare;
  3. la naturale e genuina ora scandita dal Sole in cielo, però, è locale (ad es. quando il Sole transita culminando sul meridiano di un luogo, è mezzodì in quella località, e più in generale in tutte quelle con la stessa longitudine) e vera (ad es. se adesso il Sole transita, è mezzodì, indipendentemente dal fatto che il mezzodì di dieci giorni fa possa non essere scoccato esattamente da 240 ore: potrà essere scoccato qualche minuto prima o qualche minuto dopo, a causa dell’andamento incostante del Sole);
  4. la differenza tra l’ora civile e quella solare può diventare cospicua, ad es. a febbraio superando anche i tre quarti d’ora in Italia occidentale (“solo” la metà a Matelica);
  5. un orologio solare genuino, quindi, che segnasse l’ora locale vera, “sgarrerebbe” in modo più o meno accentuato (secondo il luogo e la stagione), e con un comportamento probabilmente incomprensibile ed inaccettabile per il profano che leggendo l’ora si aspettasse che coincidesse sempre con quella del suo orologio da polso;
  6. Lo schema cronometrico di linee orarie e diurne scaturito dal calcolo: dall’andamento delle linee risulta evidente la forte declinazione orientale della parete. In basso l’equazione del tempo
  7. per “convertire” in ora civile la naturale ora solare sono perciò necessari un paio di ritocchi (applicabili in qualsiasi ordine): un ritocco per correggere l’ora locale nell’ora del meridiano di riferimento ufficiale (per l’Italia, quello “dell’Etna”: 15° E), e l’altro per correggere l’ora vera, ma incostante, in quella media e costante;
  8. l’ideale, allora, sarebbe poter disegnare le linee orarie in un modo che tenesse conto di entrambe queste inevitabili correzioni già nel loro stesso disegno, nella loro stessa forma, e così facilitare la lettura all’osservatore: ma questo, purtroppo, non è possibile a meno di rinunciare alla linearità ed alla semplicità dello schema orario classico;
  9. in realtà l’unica correzione applicabile in modo “trasparente” nel disegno stesso delle linee, mantenendo la semplicità dello schema classico, è quella all’ora locale: in questo modo già si può recuperare, in Italia occidentale, anche mezz’ora di scarto (circa 8 minuti a Matelica);
  10. l’altra necessaria correzione è quella all’ora vera, ottenibile disegnando nel quadrante, vicino alle linee orarie, la classica equazione del tempo, che consente così di correggere gli scarti residui (che possono raggiungere circa un quarto d’ora);
  11. per “contenere i danni”, quindi, e comunicare con l’ombra dello gnomone sia ai profani, ai distratti o ai frettolosi, sia agli osservatori più attenti l’ora che più si avvicini a quella “cercata”, che è quella civile, il nostro committente ha scelto il suddetto sistema intermedio della correzione-fuso nel disegno delle linee orarie, delegando all’equazione del tempo la rimanente correzione del tempo vero in tempo medio, contenuta comunque entro il quarto d’ora circa.

Con queste impostazioni, perciò, abbiamo eseguito il calcolo delle linee orarie (scandendole con passo di mezz’ora), ottenendo lo schema desiderato. In basso, nello spazio libero all’interno del quadrante, avrebbe trovato posto l’equazione del tempo, per correggere, come s’è detto, l’ora vera in ora media (fig. 4).

Per quanto riguarda l’altra funzione cronometrica, quella calendariale, abbiamo calcolato e tracciato le classiche 7 linee diurne zodiacali, secondo la scelta della committenza, che ha seguito la tradizione (e per non appesantire il quadrante con troppe linee, grazie al fatto che le zodiacali coincidono due a due, escluse le solstiziali, al contrario, ad esempio, delle 12 d’inizio mese). In aggiunta alle zodiacali, come s’è detto, abbiamo calcolato e disegnato anche una linea diurna in più, corrispondente alla data del 16 ottobre (che è mediamente la stessa del 25 febbraio), con la quale il proprietario voleva celebrare una ricorrenza familiare (fig. 4).

Naturalmente lo sviluppo delle linee, sia orarie sia diurne, la “forma” dello schema cronometrico così come è scaturito dal calcolo, ha confermato la forte declinazione orientale della parete, subito riscontrata in fase di rilievo.

La doppia numerazione delle linee orarie

Una volta completato il calcolo dello schema cronometrico, si è trattato di dimensionare quest’ultimo, incorniciarlo, corredarlo di scritte e simboli e riempire lo spazio rimanente del quadrante con le decorazioni più adatte e gradite al committente (compreso il motto che egli nel frattempo aveva scelto).

Per quanto riguarda il disegno delle linee orarie, abbiamo impostato uno spessore maggiore ed un colore più scuro per le ore intere, minore e più chiaro per le mezz’ore, mentre per la numerazione, abbiamo usato, com’è consuetudine nei moderni orologi solari, un doppio sistema: sia quello classico, per la cosiddetta “ora solare”, in vigore in autunno ed in inverno, sia quello d’introduzione più recente, per la cosiddetta “ora legale”, in vigore in primavera ed in estate, che è aumentata di un’ora rispetto all’altra. Per distinguere le due numerazioni, oltre che inserire due apposite diciture nel quadrante, abbiamo usato una doppia ed evidente simbologia: il colore blu (associato all’idea del freddo) per le ore “invernali”, ed il colore rosso (associato all’idea del caldo) per le ore “estive”; inoltre abbiamo usato, rispettivamente, i numeri romani, più classici, e gli indo-arabi, più moderni. La numerazione romana, per le ore “invernali”, ha trovato posto naturalmente in alto, all’esterno della linea sostiziale invernale, dove più vicino scorre l’estremità dell’ombra dello gnomone in quei mesi; viceversa, la numerazione indo-araba, per le ore “estive”, compare in basso (e sulla destra, per motivi di spazio), all’esterno della linea solstiziale estiva, vicino alla quale si allunga l’ombra dello gnomone in quel periodo. Entrambi i sistemi seguono il doppio ciclo da 12 ore, ripartendo con 1, 2 ecc. dopo mezzodì, anziché continuare con 13, 14 ecc. (fig. 5).

I simboli abbinati alle varie linee diurne, con le relative date: oltre a quelli zodiacali è presente anche una data personale

Infine abbiamo completato lo schema calendariale inserendo lungo le linee diurne i simboli zodiacali accompagnati dalle relative date d’ingresso del Sole nei segni (date medie, visto che com’è noto esse sono variabili nel corso degli anni, potendo cadere in un periodo di due giorni). Anche per le linee e per i segni dello zodiaco abbiamo usato una simbologia cromatica, il criterio essendo anche in questo caso “termico” e stagionale: le linee corrispondenti all’ingresso del Sole nei segni appartenenti alle stagioni più fredde (per il nostro emisfero) sono tracciate con colori blu, azzurro ecc. spostandosi gradualmente verso il giallo e l’arancione per quelle associate all’ingresso del Sole nei segni più “caldi”; analogamente i simboli sono raggruppati tre a tre (stagione per stagione) e sono disegnati in blu (inverno), verde (primavera), giallo (estate) e marrone (autunno). Non seguono questo criterio, ed anzi se ne distaccano volutamente, la linea diurna personale voluta dal committente ed il relativo simbolo, tracciati in giallo oro (fig. 6).

Naturalmente è apparso scontato disporre i simboli all’estremità destra delle linee diurne, a ridosso del bordo orientale del pannello, dove lo spazio è maggiore, anziché accavallarli a sinistra, dove le linee si infittiscono. Invece va specificato che è del tutto arbitrario l’andamento orario seguito dagli stessi nella loro scansione mensile tra le linee diurne: ad esempio, percorrendo lo zodiaco tra fine autunno ed inizio inverno (in alto) si sale dal sagittario al capricorno, e poi da questo si scende “girando” verso destra, cioè in senso orario, all’acquario, e così via. Be’, questo dipende esclusivamente dal fatto che le coppie di segni omologhi su ciascuna linea sono tracciati col più tardo (considerando l’ordine dei mesi dell’anno, da gennaio a dicembre) a sinistra: sagittario-acquario, scorpione-pesci, bilancia-ariete ecc. Se invece si fossero disegnati in ordine inverso (acquario-sagittario, pesci-scorpione, ariete-bilancia ecc.), allora il percorso del Sole lungo lo zodiaco avrebbe idealmente seguito un andamento in senso antiorario. Tutto qui. Ma questa, come s’è detto, è solo una scelta estetica del tutto arbitraria, e senza alcun significato effettivo.

Il modello di figura femminile scelto per il quadrante
Un particolare della cornice vegetale del quadrante

Dopo aver così corredato lo schema di tutte le indicazioni utili allo svolgimento delle funzioni cronometriche del manufatto, rimaneva da completare il “quadro” affrontando l’altro aspetto dell’operazione, quello più “artistico”: decorarlo con una scena o una figura che si inserisse in modo adeguato nello spazio libero in basso a sinistra, e racchiuderlo con una cornice elegante ma al tempo stesso discreta.

Parlando col committente ed avendone compresi i gusti e le aspettative, e considerando che l’estendersi soprattutto in verticale dello spazio libero (oltretutto più ampio sotto che sopra) suggeriva l’inserimento di una figura umana (in piedi o seduta) intorno alla quale collocare le scritte, le annotazioni, soprattutto il motto, abbiamo quasi subito trovato il soggetto a cui rifarci: una figura femminile (ispirata all’opera del grande Mucha), un’allegoria, una musa, dalle morbide forme e lo sguardo sognante (fig. 7), che con la sua presenza attirasse lo sguardo del passante e lo invitasse a soffermarsi sul significato dello scorrere del tempo, grazie anche al motto (da una frase di Seneca scritta a Lucilio), che stampato su un nastro di seta fluttuante attorno alla donna, contribuisse a riempire ed a vivacizzare lo spazio all’interno del quadrante. A coronamento di tutto ciò una cornice vegetale, semplice e leggera (fig. 8).

Bisogna dire che in realtà l’intera genesi è durata alcune settimane, sviluppandosi attraverso diverse soluzioni alternative (riguardo a stile, colori, cornici, figure ecc.) ed altrettanti bozzetti sottoposti al cliente (col quale eravamo in costante contatto telematico) e via via scartati: solo al termine, avendo concordato tutti i dettagli, ci siamo potuti dire certi di poter passare alla fase successiva, ma non ancora alla realizzazione vera e propria del pannello…

Infatti il proprietario della casa, pur avendoci dimostrato la sua fiducia, voleva rendersi conto dei risultati che la maiolica avrebbe consentito, e lo voleva fare prima di affrontare il grosso del lavoro: perciò, d’accordo con la nostra ceramista, abbiamo preparato alcuni campioni con altrettante porzioni del quadrante che ne mettessero in evidenza vari particolari (la cornice, i simboli zodiacali, la figura centrale ecc. — vedi fig. 12) e li abbiamo sottoposti al giudizio del committente, che così ha potuto toccare con mano il materiale ed apprezzare l’aspetto della superficie, i colori, il tratto, il “sapore” della maiolica, e convincersi della bontà della scelta effettuata, e così darci l’approvazione definitiva al completamento del lavoro.

Le piastrelle grezze (o “biscotti”)…
… vengono smaltate una per una

Da quel momento (primavera 2005) la ceramista ha così finalmente potuto mettersi al lavoro ed affrontare il non facile compito di realizzare un pannello decorato largo 200 cm ed alto 280 cm, composto da 35 piastrelle 40 cm × 40 cm, mantenendo il rigore e la precisione nel tratto delle linee orarie e diurne (dovendo rispettare il disegno esecutivo), e al tempo stesso concedendosi la libertà espressiva che sempre spetta all’artista, trasmettendo all’opera il sapore del tocco manuale, ben visibile dalle palpitanti pennellate di smalto.

Le fasi della lavorazione delle piastrelle sono state quelle ben note, che chiunque s’interessi di maiolica conosce: partendo dai “biscotti” (le piastrelle grezze), questi sono stati smaltati (figg. 9-10), poi “spolverati” (cioè vi si è trasferito il disegno con la classica tecnica dello spolvero: bucherellando i profili del disegno e battendoci sopra un tampone riempito di finissima polvere nera); poi il disegno così punteggiato è stato completato dipingendolo con gli smalti (fig. 11), ed infine cuocendo le piastrelle al forno. L’intero processo è durato qualche settimana.

Ciascuna piastrella viene completata, dopo lo spolvero, dipingendoci sopra il disegno del quadrante
Un campione di prova con vari elementi del quadrante: gli sfondi, le linee, le scritte, i simboli, la cornice

La piastra in ottone da 4 mm, sagomata a stella (15 cm di larghezza), con al centro il foro (non ancora svasato) da 15 mm
Lo gnomone per intero: a sinistra il tondo d’ottone da 12 mm è piegato ed inciso (sia trasversalmente che longitudinalmente) per migliorarne la presa, essendo la parte da murare; al centro il tratto polare; a destra la piastra forata

Mentre da una parte si procedeva alla realizzazione delle piastrelle per il quadrante dell’orologio, dall’altra si pensava a dare corpo all’altro elemento chiave dell’orologio-calendario solare: lo gnomone.

Come s’è detto, lo gnomone sarebbe stato del tipo a piastra forata, sotto forma di una stella a 12 punte, montata all’estremità di uno stilo polare: è una classica ed elegante soluzione per manufatti di questo tipo, cioè per orologi che al tempo stesso sono anche calendari.

Ricordiamo che in un orologio solare che svolga solo quella funzione la lunghezza dello stilo polare non ha un’effettiva importanza, mentre in orologi-calendari, come il nostro, dovendosi leggere un riferimento, oltre che alle linee orarie, anche alle linee diurne, questo va evidenziato dalla posizione dell’estremità dell’ombra dello stilo polare, oppure, come abbiamo fatto noi, dal raggio luminoso che passa attraverso il foro al centro della stella (foro posizionato proprio per questo in corrispondenza dell’estremità dello gnomone teorico usato nel calcolo).

Per realizzare lo gnomone abbiamo preparato una lastra d’ottone da 4 mm, tagliandola a getto d’acqua in un’officina meccanica, dandole la forma e le dimensioni di una stella da 15 cm (tra punte opposte), con un foro da 15 mm al centro opportunamente svasato (per accogliere meglio i raggi di Sole che durante il giorno e durante l’anno sarebbero provenuti sempre da direzioni diverse) e con una punta tronca (fig. 13) per inserirla in testa al tondo, sempre d’ottone, da 12 mm, opportunamente piegato e dimensionato in lunghezza (fig. 14), per far sì, naturalmente, che la posizione del foro, una volta assemblato il tutto e fissato lo gnomone nella parete, venisse a trovarsi esattamente nel punto gnomonico, cioè nel punto previsto dal calcolo rispetto al quadrante ed alle sue linee (in particolare facciamo notare che la lunghezza finale dello gnomone polare teorico risultava di 402 mm, scaturita dal dimensionamento dell’ortostilo a 250 mm — vedi anche fig. 17).

Preparando il fondo man mano che si avanza…
… ciascuna piastrella viene accuratamente posata

Una volta completata la preparazione dei materiali (piastrelle e gnomone), eravamo così finalmente pronti ad affrontare l’ultima fase del lavoro: l’installazione dell’orologio-calendario sul muro.

La prima parte dell’operazione (il fissaggio delle piastrelle), sebbene delicata e da eseguire con cura, si è svolta senza difficoltà, nel modo che segue:

Al termine, dopo circa tre ore di lavoro, l’installazione del pannello in maiolica poteva dirsi conclusa.

Rimaneva da completare la seconda parte dell’installazione dell’orologio-calendario: il posizionamento dello gnomone.

Disegno esecutivo (sezione parallela al triangolo stilare) tracciato per programmare l’installazione dello gnomone

Quest’operazione, contrariamente a quanto si fa di solito, ad esempio quando si dipinge un quadrante su intonaco, andava eseguita in ultimo, dovendo collocare e regolare al meglio lo gnomone in riferimento alle linee del quadrante, quindi con quelle già presenti (è pur vero che questa procedura non è obbligatoria, ma è senz’altro migliore e più sicura in alternativa a quella inversa: prima lo gnomone e poi il quadrante…).

Inoltre, essendo lo gnomone (cioè la sua base, il punto in cui entra nel muro) esterno al pannello in maiolica, non ci sarebbe stato bisogno di bucare una o più piastrelle (operazione in quel caso da farsi preferibilmente prima…), né di accorgimenti particolari.

Dunque lo gnomone, di “forma” polare, sarebbe stato infisso nel muro, ma perpendicolarmente (per praticità) e non “polarmente”: per questo il tondo era stato preventivamente piegato a gomito (naturalmente nel punto giusto, con una lunghezza opportuna e dell’angolo calcolato), come si vede nella fig. 14.

Perciò nel punto previsto (tenendo conto, naturalmente, dell’arretramento della superficie del muro sulla quale praticare il foro rispetto a quella di riferimento, nel calcolo, delle piastrelle, come si può vedere nel disegno esecutivo in fig. 17), alcune file di mattoni sopra il bordo superiore del pannello, all’esterno delle piastrelle, abbiamo praticato col trapano il foro, del diametro di 15 mm e profondo 10-12 cm.

Un particolare del bordo del pannello
12 centimetri sono una profondità adeguata per uno gnomone di una quarantina di centimetri, e comunque non avremmo potuto sfruttare una profondità maggiore: i mattoni, infatti, com’era prevedibile costituiscono il paramento esterno (a una testa, 12 cm appunto) di un muro a cassa vuota, dietro ai quali avremmo trovato la camera d’aria. Ed infatti così è stato: il foro è risultato alla fine passante, attraversando tranquillamente il mattone coinvolto (pieno) da parte a parte.

Giunti così finalmente al momento cruciale, abbiamo cosparso il tratto da murare del tondo (lungo 10-11 cm ed inciso con tacche per irruvidirlo e migliorarne l’aderenza) con una resina a presa rapida, e lo stesso abbiamo fatto con l’interno del foro (con l’apposita siringa); poi abbiamo inserito lo gnomone nel foro (rimuovendo la resina in eccesso che fuoriusciva), dove lo abbiamo posizionato nel modo previsto, “registrandone” sporgenza, rotazione ed inclinazione: tutto questo in pochi minuti, giusto il tempo che la resina facesse presa e lo bloccasse definitivamente in posizione.

Una volta giunti alla fine delle operazioni abbiamo potuto così osservare il lavoro finito.

L’opera fa bella mostra di sé sia vista da vicino (fig. 1) sia vista da lontano (fig. 20), come un grande quadro, proprio come voleva il committente, ed il risultato è di grande effetto.

Un particolare delle decorazioni del quadrante e dei dati tecnici riportati come informazioni a corredo
La villetta con il pannello in maiolica sulla parete sud, a sinistra

Oltre però all’aspetto formale, alla valenza estetica del nostro orologio-calendario, va ricordato naturalmente anche il significato tecnico dell’intervento: stiamo parlando di un “meccanismo” cronometrico che grazie ai cicli solari diurni e stagionali segna le ore e i minuti, i mesi e i giorni, e lo fa diligentemente ed in modo silenzioso.

SCHEDA TECNICA
Luogo Latitudine: 43°14'50.3" N
Longitudine: 13°00'06.0" E
Quadro Inclinazione: (verticale)
Declinazione: 31.4° E (sud-orientale)
Misure pannello: 200 cm × 280 cm
Gnomone Tipologia: stilo polare
Lunghezza stilo: 402 mm (Ø 12 mm)
Diametro piastrina: 150 mm (foro: Ø 15 mm)
Funzioni
  • Orologio ad ore moderne vere del fuso
  • Equazione del tempo
  • Calendario zodiacale
Anno 2005

Scheda su sundial atlas

La precisione, sia come orologio sia come calendario, è sufficientemente alta e riesce ancora a far meravigliare chi lo osserva ed a fargli pensare, ci auguriamo, che straordinario fenomeno siano i ritmi di quell’organismo vivente che è la Natura.

O·M·N·I·A A·L·I·E·N·A S·U·N·T
T·E·M·P·U·S T·A·N·T·U·M N·O·S·T·R·U·M E·S·T