All’inizio del 2012 ricevemmo la telefonata di un gentilissimo medico nocese, raffinato cultore di storia e tradizioni locali, nonché collezionista di orologi e proprietario di una
masseria in via di ristrutturazione (fig. 1) nella campagna a pochi chilometri
dal paese.
Proprio riguardo a questa ed al suo interesse per gli strumenti di misura del tempo ci spiegò che aveva pensato di inserire al centro della facciata
dell’edificio una meridiana, che non solo fornisse quelle ovvie informazioni come l’ora o la data, ma che decorasse ed abbellisse quello spazio
e che desse anche un significato in più al luogo stesso, sottolineando il valore del tempo e celebrando l’operosità di chi lavora a contatto con la
Natura.
La piacevole conversazione telefonica si svolse attorno a questo tema, approfondendo qualche dettaglio, toccando anche altri argomenti e si concluse
con l’affidamento preliminare, da noi accettato con piacere, di realizzare il progetto descrittoci, formalizzandolo quanto prima con un incontro sul
posto.
Concordato un appuntamento di lì a poche
settimane potemmo così conoscere di persona il nostro committente ed effettuare le operazioni di rito, come alcune fotografie del contesto e i rilievi
delle coordinate del luogo e soprattutto dell’orientamento della superficie prescelta per l’inserimento del quadrante: lo spazio tra il colmo del tetto e la
porticina rossa visibile in fig. 1, spazio che domina l’aia antistante e si affaccia sulla
campagna di ponente. A tal proposito ci sembra giusto dire che l’irregolarità della superficie
intonacata (visibile anche dalla foto), tutt’altro che piana e liscia (soprattutto a causa della natura intrinseca del muro, in pietrame misto) ci ha costretto a
considerare un piano ipotetico medio, aiutandoci con una tavola di legno appoggiata alla superficie, assumendo perciò i valori di quella, valori da
considerare fino alla fine, come si dirà più avanti.
Comunque, ultimate le operazioni di rilievo, parlammo naturalmente anche di materiali e di tradizioni locali, ai quali giustamente il proprietario, nello spirito di appartenenza alla propria
terra, si sarebbe voluto rifare: egli innanzitutto avrebbe desiderato realizzare in pietra (anziché in altri materiali o dipingendolo su intonaco) il
quadrante dello strumento ed in particolare sperava di poter usare una chianca reperita in loco, dalla forma irregolare,
caratteristica accattivante, ma dalle
dimensioni troppo modeste (sui 70-80 cm al massimo della larghezza); considerando infatti il punto in cui la si sarebbe dovuta inserire, l’altezza e la
distanza dalla quale si sarebbe dovuta osservare (il centro dell’aia), sarebbe risultata ben poca cosa, mortificandosi e rendendo illeggibile il
suo contenuto.
Perciò, su nostro consiglio e consultandosi successivamente col suo marmista, il proprietario accolse l’ipotesi di tagliare una nuova lastra
(in pietra di Apricena),
di dimensioni ben maggiori (larga circa 1.80 m) e spessore adeguato (3 cm), di forma comunque eventualmente irregolare, che sfruttasse così in maniera ottimale lo spazio a disposizione, ed all’interno
della quale poter quindi inquadrare lo schema cronometrico che avremmo concepito.
Entrando
dunque più nel dettaglio delle funzioni che lo schema dello strumento avrebbe dovuto implementare, e fedeli allo spirito di sobrietà richiestoci dal
committente, concordammo con lui che lo strumento avrebbe funzionato come segue:
avrebbe segnato le ore modernevere e locali;
le avrebbe corrette in ore civili con l’equazione del tempolocalizzata;
avrebbe segnato le ore pseudo-italiche, cioè le ore mancanti al tramonto per ogni giorno dell’anno;
avrebbe segnato l’inizio di ciascuna stagione;
avrebbe segnato un paio di date personali.
Lo schema sarebbe stato completato con un
motto latino, coi dati tecnici dello strumento, il tutto graficizzato in uno stile semplice e ben
leggibile. Lo gnomone che avrebbe dato vita al tutto, con l’ombra proiettata dal Sole sul quadrante, sarebbe stato costituito da un semplicissimo
tondino polare d’ottone, terminante in una sferetta.
Presi dunque questi accordi e rientrati in sede, ci mettemmo subito al lavoro e calcolammo e progettammo lo strumento: scontornammo il quadrante
secondo una forma irregolare che ne accentuasse il sapore naturale (e che vide lo gnomone rimanerne al di fuori, senza che questo comportasse problemi e come pure spesso si fa)
e ne sottoponemmo il
bozzetto (fig. 2) al cliente; ricevutane l’approvazione (non senza qualche piccolo ritocco),
potemmo dare il via alla fase successiva dei lavori.
Spedimmo
il file col disegno esecutivo delle incisioni (insieme al bozzetto a colori per le smaltature) al marmista di fiducia del nostro cliente, con tutte le
indicazioni del caso, rimanendo in contatto telefonico e telematico quasi quotidiano nei giorni in cui si svolse la lavorazione, per fornire ogni
consulenza fosse stata necessaria.
Le operazioni di taglio,
bocciardatura (scelta per accentuare l’aspetto più “rustico” del risultato),
incisione (fig. 3), rifinitura e smaltatura si svolsero
in pochi giorni (sebbene dopo uno slittamento di alcune settimane rispetto al previsto per impegni precedenti del marmista) e così durante la primavera
del 2012 la lastra col nostro strumento potè dirsi pronta. Noi intanto avevamo fatto preparare il semplice gnomone in ottone.
Nel
frattempo in cantiere era stato rimosso l’intonaco dalla parte superiore della facciata della masseria, proprio nella zona in cui sarebbe stato
collocato il nostro manufatto, evidentemente a causa dei rigonfiamenti fin troppo evidenti che ne denunciavano le cattive condizioni: sarebbe stato
ripristinato alla fine, dopo la muratura della lastra. Inoltre erano stati aperti squarci nel muro (usando come
riferimento una sagoma di cartone) in corrispondenza
dei punti di ancoraggio (benché uno dovesse poi essere spostato — fig. 8) delle 7
zanche in ferro che avrebbero retto la lastra (fig. 4), zanche preparate preliminarmente
da un fabbro locale.
Finalmente, col ponteggio montato, gli operai pronti, il cliente ed il progettista presenti sul posto a coordinare le operazioni, giunse la mattina
dell’installazione della lastra a parete.
L’operazione in sé e per sé non
presentò particolari difficoltà: issammo il manufatto sul ponteggio (fig. 4)
e lo mettemmo in sede (inizialmente solo appoggiato su tavole e sostegni in legno) registrandone accuratamente la posizione (figg. 5-6), soprattutto la
verticalità (ché tale era stata assunta, diremmo “imposta”, al momento del rilievo) e la rotazione della superficie (affinché, ad
esempio, la meridiana rispettasse la sua verticalità nel disegno del quadrante o gli assi di riferimento dell’equazione del tempo
si mantenessero
orizzontali).
Ma la condizione più delicata da riprodurre e mantenere, come si diceva sopra
e come infatti sapevamo fin dall’inizio (con una superficie incerta e “mobile” come in questo caso) era quella di declinazione,
che, con lo strumento ormai calcolato, disegnato e realizzato, doveva obbligatoriamenteriprodurre quella assunta al momento del rilievo,
ricavata dalla media delle misure effettuate in punti diversi, cioè quella di 36.0° O. Tale condizione poteva essere
raggiunta solo per tentativi e verifiche, per approssimazioni successive.
Predisponemmo perciò sostegni e blocchi per la lastra in modo da mantenerne le condizioni già raggiunte (inclinazione e rotazione), ma
lasciandole un minimo di gioco per muoverla se e come necessario fino a posizionarla esattamente alla declinazione voluta: in pratica la vincolammo
come un’anta o una porta, incernierandola per così dire sul fianco sinistro ed agendo di pochi millimetri alla volta su quello destro, lasciato “libero”.
Sia chiaro che parliamo di posizioni che potevano differire di pochissimi decimi di grado dalla declinazione cercata, e di relative correzioni
quantificabili in pochi millimetri di spinta della lastra verso il muro o dal muro, ma queste apparenti “inezie” si sarebbero tradotte e
manifestate, se trascurate, in scarti nell’orario (ma non solo) di qualche minuto, ben percepibili soprattutto alle ore estreme del pomeriggio.
Perciò, quando al termine della mattinata, dopo essere intervenuti con diverse correzioni e successive
verifiche, e dopo aver fissato al muro anche lo
gnomone (sebbene con qualche difficoltà a causa della natura farinosa del muro proprio in corrispondenza del punto di fissaggio, tra la malta, la pietra e
il laterizio — figg. 7-8) si verificò il risultato delle operazioni, ci sembrò di aver raggiunto,
tutto sommato senza troppa fatica, l’obiettivo perseguito…
In realtà già poche ore dopo, con l’allungarsi dell’ombra nelle ultime ore del pomeriggio, apparve evidente che qualche
ritocco in più sarebbe stato necessario… La conferma ce la diede anche l’indomani e nei giorni successivi il proprietario (essendo noi nel frattempo
dovuti rientrare in sede), che monitorò per un po’ la situazione.
Così concordammo col committente
una strategia per i giorni seguenti, in cui in sinergia e a distanza avremmo perfezionato l’intervento fino al raggiungimento di piena verifica dei
risultati.
E così facemmo: per diversi giorni il
proprietario sul campo effettuò i ritocchi millimetrici della lastra, mentre noi in studio verificavamo in tempo reale i
risultati coi calcoli
derivanti dalle misure che egli ci trasmetteva, suggerendo l’eventuale ulteriore correzione.
Per far ciò continuammo ad impiegare le
formule astronomiche ed i principi usati fino a quel momento, che poi sono quelli alla base delle stesse operazioni di rilievo preliminare della declinazione che
compiamo normalmente, formule che impiegano i seguenti parametri, calcolati o misurati:
le coordinate del luogo interessato (latitudine e longitudine),
l’istante del rilievo (data e ora),
la posizione del Sole in cielo (altezza e azimut) in quell’istante,
un ortostilo di lunghezza nota riferito alla superficie da misurare,
l’estensione dell’ombra (le componenti orizzontale e verticale) dello stesso sulla superficie.
Calcolando
e confrontando (col nostro programma Phoebus) le posizioni del Sole rispetto all’orizzonte
locale e rispetto alla superficie, si ottiene l’orientamento della stessa.
Potendocelo permettere, non avendo ormai nessuna fretta, il nostro meticoloso rilevatore acquisì una ventina abbondante di misurazioni attraverso le quali noi calcolammo altrettante piccole correzioni: già dopo una decina
d’interventi emerse che avevamo quasi raggiunto l’obiettivo, cominciando i valori ad oscillare attorno al valore da noi inseguito.
In fig. 9 si può vedere, graficizzato, l’andamento delle operazioni.
In questo modo nel giro di un paio di settimane (potendo gli interventi essere svolti solo di pomeriggio, nelle giornate di sole e compatibilmente
cogli impegni del cliente) la perseveranza
e la pazienza (soprattutto da parte del committente e dell’operaio che lo aiutava) ripagarono gli sforzi.
Alla fine la lastra raggiunse la declinazione “obbligatoria” di 36.0° O,
potendo così essere finalmente murata con le zanche (fig. 10); inoltre lo gnomone fu stabilizzato meglio anch’esso (non garantendo il primo fissaggio l’affidabilità necessaria).
E così l’ultima parola, che spetta
sempre all’ombra sul quadrante, ci diede ragione: le ore moderne vengono oggi segnate con una notevolissima precisione, con un’approssimazione dell’ordine di
non più di mezzo minuto
nelle ore estreme del pomeriggio e addirittura impercettibile in quelle centrali, e le date (date medie, cioè valide per tutti gli anni) sono segnate con l’approssimazione
al massimo di un giorno.
Alla
fine delle operazioni, nell’estate 2012, fummo soddisfatti del risultato sia noi che lo avevamo concepito sia il proprietario che lo aveva fortemente voluto.
Per noi non era certo la prima opera che progettavamo che aveva preso forma, ma era la prima nel suo genere che ci aveva impegnato così tanto per
essere messa in opera (a causa delle asperità del supporto e della natura degli elementi che lo costituiscono), e certamente anche per il
committente era la prima a dover essere accompagnata a prendere vita, in una maniera sicuramente inaspettata e che siamo certi gliel’avrà fatta sentire
più sua, a dispetto dell’impegno richiestogli.
In conclusione dobbiamo dire che l’esperienza è stata molto interessante e soddisfacente: lavorare così, in sinergia e a distanza, con persone tenaci e
pazienti (che non ci stanchiamo di ringraziare per questo) e sperimentando un metodo nuovo di verifica ed intervento ci ha arricchito ed i risultati
ci hanno gratificato.
SCHEDA TECNICA
Luogo
Latitudine: 40°45'29.8" N Longitudine: 17°02'53.1" E
Quadro
Inclinazione: 0° (verticale)
Declinazione: 36.0° O (sud-occidentale)
Misure lastra: 177 cm × 123 cm
Gnomone
Tipologia: stilo polare
Lunghezza stilo: 326 mm (ø 10 mm)
Diametro sfera: 25 mm
Oggi (dopo il completamento dei lavori di rifacimento dell’intonaco della facciata) lo strumento è lì a svolgere il suo compito di doppio orologio e di calendario, guardando l’aia della masseria e oltre quella la campagna circostante,
fino all’orizzonte, dove ogni sera tramonta il Sole (fig. 11).